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assalti notturni

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Assalti notturni

                  

 

Quel gusto ho cercato

di mandorle e ciminiere

accompagnato da silenzi e ronzii

quasi voci

 

(all’alba col

vento in faccia

la notte

ombra fra le ombre)

 

Ho danzato dentro le mura

di Lenach

in giorni lenti come muli

 

 

(strapparsi gli

ultimi vessilli

di un’era

primordiale)

 

Apatia e insofferenza

verso strane aritmie del

cuore

 

(ho lasciato la mia

cella ed ho

avuto fiducia del tuo

ridere)

 

Sorseggiare giorni fra campi viali e

cerchi sull’acqua

 

(portami con

te semplice e

sacro rito)

 

Mosto che fermenta

quasi vino

 

(quasi vita

dolce cuore di

maggio)

 

Di morire

ho avuto paura

morire di non-morte

e resuscitare di non-vita

 

(l’amore

a volte scuote

a volte tace)

 

Sono addolorato di non-dolore

 

(la finzione

copre le voragini

di sentieri)

 

Cercare linee da

tracciare dentro il

frastuono di

una penna

(sacro fuoco

Interiore)

 

Raccogliere

fra uno spazio e

l’altro un

rigo di

certezza

 

(il tuo verso

udito

avrei voluto cantare

e custodirlo

come vergine

vestale)

 

Chi mai sarà

questa figura che si

autodefinisce ad

ogni

sentiero battuto?

 

 

 

(timida stella

del mattino

ormai inoltrata da

sempre)

 

Lo strillo di un

mercante di cose

ascolto divertito

con i palmi delle

mani sulle

ginocchia e

cedo al seppiato

delle sue vecchie foto

 

(ho sempre scelto di

ammutolire fra boschi

di colonne

e stoffe tessute

al vento)

 

Il legno stagionato di

una vecchia nave

scricchiola da

sempre nella mia mente

(arpeggi

e ritornelli

serpeggiano

interplanetari)

 

Eccomi

eccomi qui

 

(foglie d’acanto

fra le pieghe )

 

A guardare

il tragitto

da me tracciato

attraverso parentesi tonde

 

(consiglio cauto

di un semicerchio

interposto

fra intelletto ed

emozione)

 

Sento sussurrare o

gridare non so

(profondo sonno

d’amore)

 

Qualcosa però è

giunta a me

 

(non esiste silenzio

che possa zittire

il fruscio di un fiume)

 

Il giorno vorrei cullare fra

queste braccia di cemento

 

(epifania che si

addormenta

estranea)

 

Questo mio

verbo che

trema di carne

di carne

quotidiana e

di sguardi

 

(non esiste odio

che possa raffreddare

Il calore di un fuoco)

 

Io come ogni

uomo sto sopra la

terra e come

ogni notte sulla

mia donna sorrido ai

sorrisi di lei

 

(grevi pensieri

sgrano

come un rosario

che non mi

appartiene più)

 

So che un giorno

sarà la terra a stare

sopra di me

o forse abiterò

in zolle che non

riconoscerò

 

(riti di

ciclici piani di

sopravvivenza

raccolti in linee

orizzontali fra

cielo e terra)

 

E la mia

donnaforse

sorriderà ancora di

irriconoscibili

sorrisi pianificati

 

(non esiste indifferenza

che possa nascondere

la luce di un falò)

 

Conducimi alla tua

grazia

 bosco di parole

 

 

 

 

(sentieri

agrodolci di

pensieri e lamiere

contorte)

 

Oh fresche melodie

sparse su

goffe paure

 

(frecciate della tua

voce al

mio fianco)

 

Cosa nascondi

pescatore immobile

 

(stralci di

mattanze estive

sulle rive dell’ Anapo)

 

A inviolate pose

trasformi bocconi

fatti di

tempo e di

pane

 

(un fotogramma

dopo l’altro

a volte

senza trama)

 

Tu nemica

acronica non

devi più

essere triste

 

(preservi le

terre inviolate da

talami e

quotidiane parole)

 

Le rancide  melodie

ho abbandonato

 

(come se

fosse tempo il

dischiudersi di un

petalo)

 

La mano adesso posa e

riposa su

piccoli seni

 

(tralci eleganti

sequenze di

vita)

 

Cosce levigate come

marmo

 

(seduto come se

fosse un

tempo indiviso)

 

Calmi fiotti

d’estasi

morbidi come

nebbia in   

autunno

 

 

 

(cerchi di

un cuore da

sfamare)

 

Il tuo

sentiero vorrei

violare e

redimerti

 

(seriale gesto e

carne da

irrorare)

 

Essere tuo in una

dolce prigionia

 

(ergastolo di

emozioni)

 

Sei mia

dentro questa cella di

libertà

 

 

(condanna di

percorsi indefiniti)

 

 Fa che io possa

apprezzare la tua  

femminilità

 

(infrasensibili

pieghe)

 

Figlia di un

sole estivo del

sud

 

(impagabili

sudori)

 

Digrignano i

veti

urlano i

vecchi silenzi

 

 

 

(portare a

coorte le

terre di

essenze dionisiache)

 

Sorriso di un

incontro

sorriso di un

addio

 

(avrei voluto

imbarazzi per

ricominciare)

 

Tu eri come ti

vedevo

 

(al cospetto di

un ritmo

incalzante)

 

O forse come

avrei voluto vederti

 

(sangue di un

mefitico accordo)

 

Al tuo volto

ora grido

sequele di

pesi e misure

 

(correggersi in

corsa la

corsa)

 

Pezzi di

cielo e

litri di mare

 

(lascia che

sia)

 

Dirsi la

verità e

provarci ancora

ancora una

volta

(foglie di

mandarino e

miele degli

Iblei)

 

Tornare

finalmente a

casa

 

(io e

Il mondo

Intero)

 

Ricomincio la

rotta da te

vecchio porto di

innocenza

 

(parto di

mille

primavere)

 

Proteggi le

tue indefinibili

ossa dalle

mie ostentate

spalle

 

(irreversibile

accozzaglia di

anni)

 

Torneremo

insieme dentro le

mura di

Lenach a

masticare giorni

 

(portami a

volare con

te

Grande Madre)

 

 

 

                                                                         Claudio Di Paola

 

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