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al testo di Claudio Di Paola
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Assalti notturni
Quel gusto ho cercato di mandorle e ciminiere accompagnato da silenzi e ronzii quasi voci
(all’alba col vento in faccia la notte ombra fra le ombre)
Ho danzato dentro le mura di Lenach in giorni lenti come muli
(strapparsi gli ultimi vessilli di un’era primordiale)
Apatia e insofferenza verso strane aritmie del cuore
(ho lasciato la mia cella ed ho avuto fiducia del tuo ridere)
Sorseggiare giorni fra campi viali e cerchi sull’acqua
(portami con te semplice e sacro rito)
Mosto che fermenta quasi vino
(quasi vita dolce cuore di maggio)
Di morire ho avuto paura morire di non-morte e resuscitare di non-vita
(l’amore a volte scuote a volte tace)
Sono addolorato di non-dolore
(la finzione copre le voragini di sentieri)
Cercare linee da tracciare dentro il frastuono di una penna (sacro fuoco Interiore)
Raccogliere fra uno spazio e l’altro un rigo di certezza
(il tuo verso udito avrei voluto cantare e custodirlo come vergine vestale)
Chi mai sarà questa figura che si autodefinisce ad ogni sentiero battuto?
(timida stella del mattino ormai inoltrata da sempre)
Lo strillo di un mercante di cose ascolto divertito con i palmi delle mani sulle ginocchia e cedo al seppiato delle sue vecchie foto
(ho sempre scelto di ammutolire fra boschi di colonne e stoffe tessute al vento)
Il legno stagionato di una vecchia nave scricchiola da sempre nella mia mente (arpeggi e ritornelli serpeggiano interplanetari)
Eccomi eccomi qui
(foglie d’acanto fra le pieghe )
A guardare il tragitto da me tracciato attraverso parentesi tonde
(consiglio cauto di un semicerchio interposto fra intelletto ed emozione)
Sento sussurrare o gridare non so (profondo sonno d’amore)
Qualcosa però è giunta a me
(non esiste silenzio che possa zittire il fruscio di un fiume)
Il giorno vorrei cullare fra queste braccia di cemento
(epifania che si addormenta estranea)
Questo mio verbo che trema di carne di carne quotidiana e di sguardi
(non esiste odio che possa raffreddare Il calore di un fuoco)
Io come ogni uomo sto sopra la terra e come ogni notte sulla mia donna sorrido ai sorrisi di lei
(grevi pensieri sgrano come un rosario che non mi appartiene più)
So che un giorno sarà la terra a stare sopra di me o forse abiterò in zolle che non riconoscerò
(riti di ciclici piani di sopravvivenza raccolti in linee orizzontali fra cielo e terra)
E la mia donnaforse sorriderà ancora di irriconoscibili sorrisi pianificati
(non esiste indifferenza che possa nascondere la luce di un falò)
Conducimi alla tua grazia bosco di parole
(sentieri agrodolci di pensieri e lamiere contorte)
Oh fresche melodie sparse su goffe paure
(frecciate della tua voce al mio fianco)
Cosa nascondi pescatore immobile
(stralci di mattanze estive sulle rive dell’ Anapo)
A inviolate pose trasformi bocconi fatti di tempo e di pane
(un fotogramma dopo l’altro a volte senza trama)
Tu nemica acronica non devi più essere triste
(preservi le terre inviolate da talami e quotidiane parole)
Le rancide melodie ho abbandonato
(come se fosse tempo il dischiudersi di un petalo)
La mano adesso posa e riposa su piccoli seni
(tralci eleganti sequenze di vita)
Cosce levigate come marmo
(seduto come se fosse un tempo indiviso)
Calmi fiotti d’estasi morbidi come nebbia in autunno
(cerchi di un cuore da sfamare)
Il tuo sentiero vorrei violare e redimerti
(seriale gesto e carne da irrorare)
Essere tuo in una dolce prigionia
(ergastolo di emozioni)
Sei mia dentro questa cella di libertà
(condanna di percorsi indefiniti)
Fa che io possa apprezzare la tua femminilità
(infrasensibili pieghe)
Figlia di un sole estivo del sud
(impagabili sudori)
Digrignano i veti urlano i vecchi silenzi
(portare a coorte le terre di essenze dionisiache)
Sorriso di un incontro sorriso di un addio
(avrei voluto imbarazzi per ricominciare)
Tu eri come ti vedevo
(al cospetto di un ritmo incalzante)
O forse come avrei voluto vederti
(sangue di un mefitico accordo)
Al tuo volto ora grido sequele di pesi e misure
(correggersi in corsa la corsa)
Pezzi di cielo e litri di mare
(lascia che sia)
Dirsi la verità e provarci ancora ancora una volta (foglie di mandarino e miele degli Iblei)
Tornare finalmente a casa
(io e Il mondo Intero)
Ricomincio la rotta da te vecchio porto di innocenza
(parto di mille primavere)
Proteggi le tue indefinibili ossa dalle mie ostentate spalle
(irreversibile accozzaglia di anni)
Torneremo insieme dentro le mura di Lenach a masticare giorni
(portami a volare con te Grande Madre)
Claudio Di Paola
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